IL FAVOLOSO MONDO DI VALENTINA


di Micol Passariello per La Repubblica


Visionarie e surreali. Le foto di Valentina Vannicola sono una trasposizione contemporanea di Don Chisciotte, La Principessa sul Pisello o Alice nel Paese delle Meraviglie. Il suo ultimo (capo)lavoro? Il libro "L'Inferno di Dante", con un’introduzione di Niccolò Ammaniti.
Quello di Valentina Vannicola è un mondo fantastico. Animato da personaggi singolari, bizzarri, perfino grotteschi. Che si muovono in contesti surreali, onirici, irrazionali. Ogni fotografia è un quadro vivo, racconta una storia dal sapore favoloso. Fotografa, ma anche scenografa, costumista e sognatrice, Valentina Vannicola mette in scena frame dei capolavori della letteratura, dal Don Chisciotte di Cervantes alla Principessa sul pisello di Andersen, da Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll all'Inferno di Dante. Il set è il paesaggio della Maremma laziale nei dintorni di Tolfa, in omaggio alla terra materna: “alla natura è assegnato un ruolo da protagonista nei miei lavori" racconta la fotografa "è indispensabile per garantire quell’aurea di sospensione che ho cercato di ricreare nelle immagini. Una natura invernale, cupa, piovosa, spesso deserta e infinita, che sviluppa un rapporto empatico con i personaggi che la popolano”. 


Nei ritratti i protagonisti sono gli abitanti del posto, dalla maestra della scuola elementare al becchino o al giornalaio, arruolati dall’artista per diventare principesse, cappellai matti, cavalieri erranti e peccatori: una vera creazione corale. Il tutto inquadrato in un’atmosfera moderna, dove favola e realtà si giustappongono nel più eclettico dei risultati. Come nella serie Escape: Don Chisciotte combatte contro i suoi fantasmi, mentre una casalinga svolge le sue mansioni quotidiane, come passare l’aspirapolvere o fare cyclette leggendo un libro. Il risultato è una trasposizione visionaria, dove la fiaba prende il sopravvento e si mischia alla realtà. 
Dopo aver realizzato Nel Paese delle meraviglie (2008), Escape (dal Don Chisciotte, 2009) e La Principessa sul pisello (2009), i tempi si sono fatti maturi per scendere negli inferi.


Le atmosfere sono diventate più inquietanti, i cieli neri, i prati rami secchi. Un lavoro che l’artista aveva nel cuore da tempo: “L’Inferno esiste come progetto prima degli altri”, spiega, “Il confronto con i grandi genera spesso una dovuta insicurezza paralizzante che solo con il tempo sono riuscita a metabolizzare e a trasformare in un’ossessiva esigenza: l’Inferno è l’opera letteraria che più di ogni altra è stata creata per essere enunciata in immagini. Il linguaggio dantesco plasma di per sé visioni e suggestioni, sia attraverso la descrizione diretta, sia attraverso figure retoriche che richiamano comunque aspetti visivi. La traduzione del poema per immagini è un processo naturale. La Divina Commedia è di per sé un racconto per immagini ed è impossibile resistere a una così spudorata tentazione”. Nella trasposizione fotografica dei gironi danteschi, la lettura dei versi è accompagnata con le terre care a Valentina, dalla costa di Santa Severa alla Caldara di Manziana, fino alle colline dei dintorni di Tolfa: “la mia terra di per se è già una perfetta scenografia, con le sue colline brulle, la desolata nebbia mattutina, i lividi corsi d’acqua. Questi luoghi sono fissati indelebilmente nella mia memoria, sono le mie radici e ogni volta che affronto un progetto mi scorrono davanti come messe in visione da un vecchio proiettore di diapositive: tac, tac, tac…”.

 


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