VALENTINA VANNICOLA – LIVING LAYERS. OSSESSIONI SEMPLICI

di Simona Antonacci


«Stefano la prese tra le dita e la guardò. Era una perla di grandezza spropositata. E lui riconobbe la famosa Perla del Mare che dà, a chi la possiede, fortuna, potenza, amore, e pace dell’animo. Ma era ormai troppo tardi» 1

Da quando Stefano Roi, durante il viaggio in mare con suo padre marinaio, ha avvistato il grande colombre, la sua vita è cambiata. È l’unico a riuscire a vederlo e per questo il suo destino è segnato: sarà perseguitato e ucciso da questo temibile pesce, che inaturalisti stranamente ignorano ma che i marinai tutti conoscono. Senza voler lasciare la via del mare e tormentato dal suo pensiero come un “funesto e affascinante miraggio”, Stefano Roi spende la sua vita in una sorta di “pazzesca fuga”, evitando ma insieme inseguendo la sua più grande ossessione attraverso i mari, per tutta la vita.
Questa cronaca fantastica di Dino Buzzati ben introduce il progetto fotografico che Valentina Vannicola ha realizzato per Living Layers. Protagonista delle sue fotografie - risultato di una lenta, accurata e costante ricerca compositiva - è lo spazio emotivo profondamente personale e assolutamente comune, in cui vivono le paure e le ossessioni semplici che costruiamo, proiettiamo e inseguiamo, infondo, con costanza e dedizione.
Sceneggiatrice, scenografa, costumista, regista, fotografa, Valentina Vannicola respira un’atmosfera, se ne lascia ora inebriare, ora fagocitare. Qualcosa risuona. L’immaginazione è a lavoro, nasce l’immagine, Valentina la insegue e la cerca in quegli stessi luoghi che l’hanno ispirata. Una volta visualizzata l’immagine perfetta, è tutto uninseguimento di quella. E così inizia una nuova fase, estroversa ecomplementare alla prima, che è ricerca spasmodica ma anche metodica, razionale e strutturata. L’introverso inseguimento immaginifico si trasforma in pura energia fisica, in spudorato incontro con l’altro e in finalizzata capacità progettuale. Si costruisce così quell’esperienza relazionale che è parteintegrante del suo lavoro e si legge nelle sue fotografie, ambientate negli spazi della semi-periferia romana e interpretati dai suoi stessi abitanti.
La serie Living Layers è il risultato inedito dell’incontro di Valentina con le atmosfere graffianti, anguste, algide, fredde, “cementifiche” dello spazio urbano. Se nei suoi lavori precedenti il punto di partenza era un racconto letterario (La Principessa sul pisello, Don Chisciotte della Mancia, l’Inferno di Dante) ora le sei fotografie, non più organizzate secondo un filo narrativo ma tutte accumunate da uno stesso tema emotivo, sono la materializzazione del lungo rapporto intessuto con il quartiere di Tor Pignattara e la città in generale. Un contesto ambientale, architettonico, paesaggistico portatore di una “atmosfera emotiva”inusuale per lei, nata e cresciuta, anche come artista, nei morbidi paesaggi della maremma laziale.
Sono le “qualità emotive irradiate dagli ambienti e dalle cose” 2, dunque il distintivo Living Heritage di questo territorio a disegnare il suo nuovo immaginario. Se il progetto Living Layers  3 ha tentato di interpretare, attraverso l’arte contemporanea, quel particolare insieme di saperi, abitudini, modi di vivere che fanno parte del Patrimonio intangibile 4 di una comunità e in particolare quelli del presente e dunque informazione, il progetto di Valentina Vannicola interpreta soprattutto quello stato, emotivo e d’animo, che ogni luogo proietta in chi lo abita. Un patrimonio di sensazioni anche contrastanti, fatto di aspirazioni, malinconia, immobilità, curiosità, apatia, desiderio, che si trovano tantonelle pieghe del vivere quotidiano, tanto nelle grandi Storie. Attraverso il percorso in questo paesaggio, durato oltre un anno, che l’ha portata a scoprire la storia e l’anima dei luoghi, Valentina ha intrapreso in realtà un viaggio nella parte più scura, più scomoda, più matura di se’, interpretando a un tempo le sue e lenostre più profonde inquietudini. Sono queste inquietudini le protagoniste delle fotografie in mostra.                                                             
La smania di prendere il volo, dunque cambiare, partire, mentre si è prigionieri come in una gabbia, di uno spazio immobile. I tormenti provocati dai fantasmi che pensiamo ci inseguano, perché così li proiettiamo, e che come grandi colombri ritroviamo arenatisui sentieri che percorriamo.
La capacità di di sciogliere se stessi per aderire per empatia o per metamorfosi a un mondo altro da sé, spinti dalla volontà di vincere un senso innato di disadattamento, e poi scoprire che anche qui si è incapaci di costruire la propria casa, il proprio nido. I tentavi di partire con una valigia disfatta e scoprire di essere invece sospesi in un mondo asettico, ovattato, immobile e inquietante.                                                                                                                                                                                                                
E infine il ritorno nello spazio mentale in cui tutto questo viaggio è iniziato, immagine immaginata 5 mille volte, che non potrebbe essere altro che la propria casa, luogo di partenza e di ritorno in cui si affrontano finalmente le paure tante volte immaginate. Un riscatto possibile soltanto in uno spazio di mezzo, delimitato in un tempo sospeso, non progressivo, congelato dunque incapace di produrre cambiamenti reali, ma proprio in quanto tale non più irreversibile. Un universo parallelo, materializzato da Valentina attraverso la fotografia, che costruiamo segretamente, di cui siamo prigionieri ma che allo stesso tempo ci accoglie, ci protegge, ci scalda. Lo spazio in cui possiamo muoverci liberamente e all’infinito, e così tornare indietro per rivivere brani di vita dimenticati o perduti o scoprire “come sarebbe potuto essere”. E incontrare finalmente, faccia a faccia, le nostre paure profonde e ossessioni semplici.
Per poi magari scoprire che il colombre che seguivamo ossessivamente voleva solo regalarci la più bella delle perle del mare.


Progetto realizzato incollaborazione con: MACRO Museo d'arte contemporanea di Roma

  • 1 D. Buzzati, Il colombre, Oscar Mondadori, Milano (1966) 1992.
  • 2 T. Griffero, Atmosferologia. Estetica degli spazi emozionali, Laterza 2011.
  • 3 Living Layers è un progetto pluriennale, avviato nel 2010, realizzato da Wunderkammern in collaborazione con MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma.
  • 4 Cfr. Convention de l’UNESCO pour la sauvegarde du patrimoine culturel immatériel (2003); ICOM – Musée et Patrimoine Immatériel , in “Nouvelles de l’ICOM”, n.4, 2003, pag. 1 – 15; M. Jadé, Patrimoine immatériel, Perspectives d’interprétation du concept de patrimoine, L’Harmattan, 2006.
  • 5 Cfr. G. Bachelard, La poétique de l’espace, PUF, Paris 1957; trad. it. A cura di E. Catalano, La poetica dello spazio, Dedalo, Bari 1975.
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