The basilica-like structure of Rome’s Sapienza University buildings welcome and envelop those who enter them in a solemn, refined space. The impressiveness orchestrated by Marcello Piacentini is still perceptible in the structures’ architectural order, the rigour of their forms, and the sheer scale of the spaces.

The outbreak of the Covid-19 pandemic in early 2020 saw an emptying and a transformation of these spaces, losing their function as the places of study, gathering and exchange for which they were envisaged. Yet it was then that the architectural magnificence, emptied exceptionally of people, returned as both the undisputed protagonist and the ideal setting for a period of suspended time in which a new generation of students found themselves unwillingly immersed. In that particular temporal space, distancing and isolation -- which by their nature are antithetical to youth – were intensified through the ancestral structures, solemn and fixed in time. In the images of Valentina Vannicola, there is therefore a connection between the spaces themselves and the frame of mind of those captured within them: the surrounding landscape radiates an atmosphere that models its characters and in turn lets itself be moulded. Architecture is the stage for a mise-en-scene in which students play themselves during an exceptional moment in time.

This project is a commission supported by Rome’s Sapienza University, part of the exhibition 2022: La Sapienza Fotografata, which showcases images of the university campus since 1935,on display at the MLAC museum.

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La struttura basilicale della Città Universitaria de La Sapienza, accoglie e cinge chi varca il suo ingresso in un luogo solenne dal sapore aulico. L’imponenza orchestrata da Marcello Piacentini è ancora percepibile nell’assetto delle architetture, nel rigore delle forme, nell’ampiezza degli spazi dentro cui è facile perdersi.

Il periodo storico segnato dalla pandemia ha assistito allo svuotamento e poi alla trasformazione di questi spazi che in quell’asso temporale hanno perso la funzione per cui erano stati progettati: luoghi di studio, di aggregazione e di condivisione. Ecco allora che la maestosità delle architetture eccezionalmente svuotata dei corpi, torna ad essere protagonista indiscussa e scenografia ideale per quel tempo sospeso in cui la nuova generazione di studenti, a suo malgrado si è trovata immersa. In questo particolare spazio temporale la dimensione del distanziamento e dell'isolamento, che per natura sono in antitesi con la giovinezza, ne esaspera quindi i suoi connotati: strutture ancestrali, solenni e immobili nel tempo. Vi è pertanto una corrispondenza tra gli spazi e lo stato d’animo dei protagonisti ritratti nelle opere di Valentina Vannicola: il paesaggio circostante irradia un’atmosfera che modella i personaggi e da cui a sua volta si lascia plasmare. L’architettura quindi come scenografia per una messa in scena del reale in cui gli studenti altro non interpretano se non se stessi in un tempo storico così eccezionale.

Il progetto nasce da una committenza promossa dall’Università La Sapienza di Roma, confluita nella mostra 2022: La Sapienza Fotografata, esposta presso il Museo MLAC e dedicata alle immagini della città universitaria di Roma dal 1935 ad oggi.

VALENTINA VANNICOLA